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Narrativa

Mi scusi lo SCSI (signorina!)
di Andrea Vallinotto

Catena SCSI = Rete locale ?

È forse una nozione poco conosciuta dai principianti, ma su una singola catena SCSI si possono connettere più host-adapter, cioè computer. Questo permette di condividere le periferiche sulla stessa catena (come già menzionato, sono anche previsti dei comandi per gestire meglio la ... convivenza). Però sarebbe interessante poter gestire la connettività come una rete, permettendo cioè che i due o più computer dialoghino direttamente tra di loro, in modo da poter condividere anche le risorse non direttamente connesse con il bus SCSI. Una rete fatta in questo modo avrebbe il difetto di una scarsa lunghezza dei cavi, ma la velocità di trasferimento sarebbe di tutto rispetto.
Poter condividere le risorse non sul bus implica che gli host adapter in gioco sappiano dialogare direttamente l'uno con l'altro. E` prevista questa modalità, ed è chiamata target mode. Purtroppo, nella maggior parte dei controller questa modalità non è supportata, o non è visibile dal programmatore.
Quindi una catena SCSI potrebbe teoricamente essere una rete locale, ma in pratica questo non è realizzabile. Peccato...

Le Mode pages, quasi le tavole della legge.

Ogni periferica SCSI ha un certo numero di Mode Pages: sono memorie sulle quali vengono scritte le opzioni di gestione del dispositivo ed altre caratteristiche strettamente legate al quel specifico tipo di device. Ad esempio per i CD-ROM ci sono pagine che segnalano quali tipi di dischi sono in grado di leggere, il volume delle uscite audio e così via; gli hard-disk hanno pagine in cui sono riportate le caratteristiche fisiche del supporto, il tempo di spin-down, ecc...
Alcune di queste pagine sono alterabili da programmi utente ed in alcuni casi si possono salvare su flash-memory, per poter rendere permanenti i cambiamenti. Di norma però, un utente normale non dovrebbe toccarle; comunque per ogni pagina è sempre presente una versione originale, predisposta in fabbrica: infatti alterando questi valori in maniera errata, si posso provocare dei problemi difficilmente risolvibili.
Lo standard prevede alcune pagine comuni a tutti i dispositivi ed altre specifiche per la famiglia del dispositvo. Anche per le mode pages si ripete un po' lo stesso schema evolutivo che già caratterizza lo SCSI: alcuni produttori implementano delle nuove pagine (come quelle relative alla lettura della temperatura, per gli hard-disk), che poi possono diventare standard. Altre rimangono legate ad un singolo produttore (Vendor specific) e possono essere sfruttate solo tramite apposite utility fornite dal costruttore: ad esempio la protezione dei dispositivi con password di Iomega è implementata tramite mode-pages.

Piccola lezione di geometria, in particolare sui dischi.


Gli hard-disk sono forse la perferica SCSI più utilizzata nei sistemi semi-professionali e professionali. Sono molto più veloci delle controparti IDE-ATA e sopratutto caricano molto meno la CPU durante i trasferimenti (questo accade in effetti con qualunque periferica SCSI).

Quando si pensa ad un hard-disk, si è abituati a pensare in termini di numero di testine, tracce e settori. Gli stessi sistemi operativi ragionano spesso in questa maniera; quando si installa una nuova unità, bisogna in qualche modo leggere la 'geometria' del disco, per sapere i valori di questi tre parametri.
Con i dischi SCSI però, può capitare di avere dei valori palesemente errati: ad esempio un disco da 2 giga potrebbe ritornare: cilindri 2844, superfici (ovvero testine) 1, settori per traccia 1490. A questo punto verrebbe voglia di chiedersi se il software non abbia bevuto, perché sicuramente un disco da 2 giga ha più di una testina!! Invece il software non ha bevuto. Ma nel disco c'è sicuramente più di una superficie. Che cosa è successo ?
Essenzialmente, la visione di un disco secondo lo standard SCSI è ben diversa da quella canonica superficie/traccia/settore: il disco nel suo complesso viene visto come un'unica memoria, suddivisa in tanti settori contigui. Il software è "mascherato" dal vedere i dettagli fisici del disco e l'unica informazione necessaria per accedere ad un settore (che è l'unità minima) è il numero del settore stesso. Sarà poi compito della singola unità tradurre questo numero nella terna abituale. Tutto questo non è fatto per complicare la vita ai sistemi operativi, anzi: ci sono molti buoni motivi per non rivelare i dettagli interni del disco. Uno dei tanti è che i dischi moderni hanno dei settori di riserva (spare sectors), che vengono utilizzati nel caso in cui uno dei settori utente si corrompa; per permettere una corretta e soprattutto trasparente gestione di questi eventi, la geometria non deve essere nota, sennò il sistema operativo potrebbe scriverci sopra. Un altro buon motivo riguarda la natura del disco stesso: se il numero di settori per traccia fosse costante, le tracce più esterne avrebbero dei settori che occupano molto più posto di quelli interni. Mascherare i valori di geometria permette al disco di dividere le superfici in anelli concentrici (detti Zones) nei quali il numero di settori varia a seconda dello spazio disponibile.


Continua...

AMIGA


Andrea Vallinotto
Studente di Informatica all'Universtità degli Studi di Torino.
Utente e sviluppatore Amiga, programma, quando ha tempo, in C e ARexx.
Collabora come free-lance (senza sapere dove poi atterra) alla rivista francese AmigaNews.
Altri hobby: subacquea e viaggi.

Puoi contattare l'autore scrivendo a:
avallino@diff.org


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Signorina, mi scusi lo SCSI
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I Love You: cronache del dopobomba
I Love You ed i sistemi nostrani


 


    Indice dell'articolo:

  1. Introduzione
  2. Parte prima: ovvero lo standard dai 50 volti.

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