Introduzione alla programmazione di Andrea Vallinotto
Introduzione
Ci sono pochi lavori creati dalle nuove tecnologie che abbiano il fascino e il
mistero che vengono attribuiti alla programmazione.
Per i non addetti ai lavori
sembra quasi una scienza arcana, spesso accostata (anche come
terminologia) alla magia di medioevale memoria: magie bianche (che fanno
funzionare tutto) e magie nere (che fanno piantare il computer), "maghi" e
ciarlatani, giovani genietti di belle speranze e veterani dalla lunga barba
che parlano dei bei tempi passati.
A parte la cronica mancanza di principesse da salvare (a meno di confonderle con qualche segretaria occhialuta) sembra per
certi versi di essere in pieno medioevo, con pochi possessori della conoscenza,
e la moltitudine che segue come un branco: la programmazione è sicuramente in
primo piano nella società informatizzata di fine secolo - e lo rimarrà
sicuramente ancora per un pò.
Maghi, veterani dalla lunga barba, linguaggi sconosciuti scritti con rune
arcane: ma non doveva essere una scienza, una figlia non troppo nobile della
matematica?
La verità come spesso accade sta nel mezzo: nella programmazione vera e propria
si incontrano il rigore matematico e la creatività del singolo, si scontrano
esigenze aziendali e aspirazioni (ed opinioni) personali.
L'Hacker dictionary non spreca molte parole per la programmazione, ma sono
parole dense di significato:
:programming: n. 1. L'arte di debuggare su un foglio bianco (o,
in questi giorni di on-line editing, l'arte di debuggare un file vuoto). "Bloody
instructions which, being taught, return to plague their inventor" ("Macbeth",
Atto 1, Scena 7) 2. Un passatempo simile allo sbattere la testa contro un muro,
ma con meno opportunità di profitto. 3. Il miglior divertimento che si può avere
con i vestiti addosso. 4. Il peggior divertimento che si può avere senza i
vestiti addosso.
Per un unico termine si scomoda Shakespeare, si cita una forma abbastanza
originale di masochismo ed infine si fa riferimento al sesso, senza
implicazioni di masochismo; si mischiano connotazioni positive alle più
originali torture, si accosta sacro e profano. Questo perchè in effetti il mondo
della programmazione è fatto di tante cose, sia positive che negative.
Visto dall'esterno questo strano mondo appare spesso insensato, arcano, fuori
dal comune; l'unica consolazione per il non-programmatore è di essere in buona
compagnia, con il resto di quasi tutta l'umanità.
Quello che spesso non si riesce a comprendere è che invece programmare non è
nulla di straordinario: come in ogni altra attività umana ci sono
caratteristiche peculiari per cui certe persone sono più avvantaggiate di altre.
La programmazione è proprio un'attività che unisce aspetti apparentemente
diversissimi come la matematica e la creatività, l'obbligo di attenersi a certe
regole derivate dagli strumenti di lavoro e la libertà di poter utilizzare questi
stessi strumenti in maniera originale e nuova.
Col passare del tempo e l'evoluzione dell'informatica, la programmazione è
diventata alla portata di tutti e si è enormemente diversificata: non
solo abbondano i linguaggi di programmazione (i "ferri del mestiere"), ma il
metodo stesso di lavoro e gli oggetti sui quali si opera sono molteplici. Oggi
si possono programmare i Word Processor per fare un certo tipo di impaginazione,
si può pilotare un intero sistema operativo, si può creare un programma di
grafica 3D, oppure si fa il classico programmino che stampa calendari. Tante
attività diverse che ricadono sotto la stessa definizione.
Rimangono fermi alcuni punti, però: quando si comincia a programmare si deve
sempre avere bene in mente dove si vuole arrivare e come ci si vuole arrivare.
È essenziale sapere cioè che cosa dovrà fare il programma e quali strumenti
di sviluppo si intende utilizzare.
|
|
|