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Narrativa

Amighisti al bivio:
Migrazioni possibili
di Roberto Rosselli Del Turco



MacOS

Per anni il Mac (www.apple.com) è stato un amico/nemico dell'Amiga: gli si riconosceva il fatto di essere un compagno di strada nella lotta contro lo strapotere della Microsoft, ma l'amighista medio ha sempre nutrito un certo disprezzo verso il SO targato Apple, rimproverandogli in particolare il mancato supporto del multitasking: l'importanza di questa caratteristica tecnica, che per molto tempo ha tenuto AmigaOS una spanna sopra tutti gli altri sistemi operativi per PC, ha contribuito alla sottovalutazione del fatto che altre caratteristiche, come l'uniformità e la coerenza della GUI, sono altrettanto importanti per determinate categorie di utenti; la Style Guide per AmigaOS è arrivata soltanto con la versione 2.0, e non si può certo dire che i programmatori si siano impegnati con tutte le loro forze a seguirne le indicazioni (a questo fatto si aggiunga la pletora di librerie GUI esistenti sotto AmigaOS, e il panorama è completo).

La Apple ha conosciuto una crisi per certi aspetti parallela a quella della Commodore, entrambe caratterizzate dall'accoppiata hardware + software (il SO) proprietario, con l'importante differenza che, rispetto a quest'ultima, non è stata costretta a dichiarare bancarotta e anzi sembra aver tratto nuova linfa vitale dagli ultimi prodotti (PowerMac G3, iMac).

La storia della Apple negli anni '90, in particolar modo il periodo che va dalla saga dei cloni fino al trionfale ritorno di Steve Jobs, con tutti i suoi colpi di scena meriterebbe da sola un lungo e approfondito articolo, per il momento ci limiteremo a dire due parole a proposito dell'iMac: il successo di questa macchina, caratterizzata da un design originale e da un buon rapporto prezzo/prestazioni, ha rilanciato, insieme alle anticipazioni riguardo il futuro SO (MacOS X Darwin), la stella della Apple nel firmamento dei Personal Computer.

Un altro fattore importante è stata la decisione di garantirsi la collaborazione della Microsoft, in particolare per quanto riguarda il tempestivo porting delle applicazioni Office, in cambio di una sostanziale rinuncia a una concorrenza all'ultimo sangue fra le due società: in fondo la MS guadagna più dalla vendita della propria suite di applicazioni che da quella di Windows 9x, e il mantenimento in vita di un concorrente, sia pur ridotto a una nicchia del mercato mondiale, si è rivelato utile di fronte alle accuse di tattiche monopolistiche e comportamenti anti-concorrenziali che la società di Redmond ha dovuto controbattere nel recente processo voluto dal Department of Justice e da una ventina di stati americani.

Se sul piano del contenuto hardware l'iMac si presenta come una soluzione completa più o meno sotto tutti i punti di vista (sono compresi anche un modem interno a 56K e un connettore Ethernet 10/100), malgrado l'espandibilità futura, memoria a parte, sia sostanzialmente affidata alle porte USB, il SO è ancora fermo alla 8.x (versione al momento in cui scrivo: 8.6): per quanto non esattamente da buttare, per molti versi non si discosta dalle versioni che risalgono agli inizi degli anni '90, senza contare il fatto che ancora non è possibile disporre di un vero multitasking.

In realtà la Apple aveva programmato da tempo la progressiva sostituzione del buon vecchio MacOS stile anni '80 con qualcosa di più evoluto, ma i vari giri di valzer della Apple ne hanno allontanato di parecchio la comparsa sul mercato. MacOS X Server si presenta come un prodotto interessante: basato su di un kernel Mach, già dal nome rivela la specificità della sua destinazione, tuttavia in futuro sarà in parte distribuito come open-source (MacOS X Darwin, rivolto all'utente normale) secondo una recente decisione dei dirigenti Apple. Darwin dovrebbe rivelarsi un SO all'altezza della situazione, soprattutto se il passaggio dalla vecchia piattaforma alla nuova verrà reso relativamente indolore; da questo punto di vista non dobbiamo dimenticare che alla Apple hanno fatto un ottimo lavoro al momento della transizione da CPU 68K a PPC.

Affiancando un iMac al proprio Amiga si ottiene dunque accesso a quelle applicazioni cosiddette 'mainstream', con un raggio d'azione che va da Office alle applicazioni Internet passando per il settore del DTP e del DTV, oltre a un più che notevole numero di giochi e applicazioni multimediali. Anche il mondo shareware/freeware è discretamente vivace e presenta molti punti d'interesse. Per un utente amighista 'hard core', tuttavia, il Mac probabilmente non offre abbastanza: se volete un SO veloce, moderno e potente dovrete guardare altrove, comprare il potente ma costoso MacOS X Server o aspettare il neonato MacOS X Darwin.

Idem per l'hardware: iMac costituisce una soluzione completa ma poco espandibile, chi ha necessità anche poco esotiche, come potrebbe essere una scheda di acquisizione audio-video, dovrà rivolgersi ad altri prodotti Apple (PowerMac G3), oppure ai compatibili IBM.


Riassumendo:
+buona quantità di applicazioni, giochi, etc.
+buon rapporto prezzo/prestazioni (iMac)
+buone prospettive di sviluppo (MacOS X Darwin, iMac futuri)
-SO datato (MacOS 8.x) o rivolto a un'utenza specifica (MacOS X Server)
-hardware poco espandibile (iMac) o relativamente costoso (PowerMac G3)
-solo parzialmente open-source (Darwin)




AMIGA


Dott. Roberto Rosselli Del Turco
Ricercatore presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Torino, da lungo tempo utente amighista, in passato ha collaborato per circa un anno con Amiga Magazine. Dall'inizio degli anni '80 si interessa attivamente di informatica, in particolar modo per quanto riguarda le tendenze all'evoluzione e all'innovazione dei sistemi operativi contemporanei. Attualmente sta concentrando la sua attenzione su Linux e sul fenomeno del free / open source software.

Puoi contattare l'autore scrivendo a:
rrosselli@diff.org


 


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