RedHat 6.0: l'ultima fatica della casa di Raleigh
di Giuseppe Ghibò
Una prima prova di installazione
Per iniziare l'installazione è sufficiente riavviare la macchina
previa assicurazione (da BIOS) che il boot da CDROM abbia la precedenza
su quello da disco fisso.
In alternativa è possibile eseguire il boot dal floppy, utilizzando
una delle immagini fornite sul CD nella directory images.
Al boot ci dà il benvenuto la classica schermata in formato testo
tipica della RedHat:
Figura 1 e
Figura 2
Come nelle release precedenti,
dopo aver caricato il kernel
e selezionata la
lingua con cui dovrà essere eseguito
il processo di installazione (è disponibile anche l'italiano), ci
viene richiesta la
fonte dell'installazione,
ovvero se i pacchetti per l'installazione sono contenuti nel CDROM locale
oppure in una una partizione del nostro hard-disk.
Avendo bootstrappato da CD ci può sembrare alquanto strana questa
richiesta, in realtà non lo è se consideriamo che l'immagine
di boot del CD è esattamente identica quella del boot da floppy.
L'installazione da hard disk si rivela assai utile nel caso in cui
abbiamo scaricato la distribuzione dalla rete e vogliamo aggiornare un'installazione
preesistente oppure vogliamo assicurarci che funzioni correttamente prima
di masterizzarla eventualmente su CD.
La fase successiva consiste nel decidere se aggiornare un'installazione
precedente preesistente (ad esempio una RedHat 5.2) oppure se eseguire
una installazione ex-novo. Nel primo caso verranno aggiornati solo i pacchetti
già installati, mentre nel secondo ci verrà richiesta anche
la classe di installazione, ovvero
il tipo di sistema che ci apprestiamo ad installare. In questo caso ci
vengono offerte tre possibilità: Workstation, Server e Custom. È
importante tenere presente che scegliendo un'installazione di tipo Server
o Workstation, l'intero contenuto contenuto corrente dell'hard disk andrà
perduto. In una installazione di tipo Custom, invece, è possibile
mantenere il sistema operativo preesistente (es. Windows 95/98/NT
oppure una release precedente di Linux, etc.). Mentre in una installazione
di tipo Custom è possibile scegliere dettagliatamente gli applicativi
da installare, nonché quali
partizioni
creare o riservare a Linux, in una installazione di tipo Server o Workstation
l'intero contenuto dell'hard disk viene riservato a Linux e non è
consentita la scelta degli applicativi. Questo tipo di installazione si
rivela assai utile per l'utente neofita che vuole arrivare subito ad avere
un installazione funzionante, ma non conosce ancora il mondo Linux né
ha dimestichezza con le partizioni o sa se un determinato applicativo può
essere utile o meno.
L'installazione di tipo Server differisce da quella di tipo Workstation
per il fatto che vengono installati automaticamente tutti i package necessari
per il funzionamento della macchina come server di rete (ad esempio servizi
Web, servizi FTP, servizi NFS, server di posta, etc.). È possibile
passare da una configurazione Server ad una Workstation e viceversa semplicemente
eliminando o aggiungendo i pacchetti RPM relativi a questi servizi.
Un'altra installazione possibile è quella via
rete.
Questo tipo di installazione richiede che il boot sia eseguito con l'immagine
bootnet
presente sul CD.
È utile ad esempio per installare Linux su vecchi PC privi di CDROM
oppure con un hard disk di capienza non sufficiente a contenere l'albero
per l'installazione. L'installazione vià rete ci viene offerta
secondo diverse modalita: NFS (network
file system), da un server FTP e da un server HTTP. Rispetto alla RedHat
5.2 notiamo che è stata soppressa la modalità di installazione
tramite protocollo SMB (gestito da samba),
che si rivelava particolarmente utile quando si doveva installare Linux
in LAN le cui uniche macchine munite di lettore CD erano con Windows NT
o 95: in tal caso era sufficiente "condividere" il CD come disco di rete
e installare Linux via SMB da quell'unità.
Terminata questa prima fase si accede al menu di scelta dei pacchetti
da installare. È possibile selezionare gruppi (Figura
3)
oppure selezionare i package individualmente (Figura
4).
Premendo il tasto F1 è possibile avere una breve descrizione del
pacchetto e decidere quindi se installarlo o meno. Rispetto alla RedHat
5.2 notiamo immediatamente come il programma di scelta dei pacchetti
ha subito un leggero restyling. Una volta selezionati tutti i pacchetti
inizierà
l'installazione vera e propria.
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LINUX |
Giuseppe Ghibò
Attualmente consulente e sistemista Unix, grande
esperto di TeX, Postscript e DTP, ha fatto parte del Comitato Organizzatore
delle due ultime edizioni di IPISA. Ha inoltre collaborato con Amiga
Magazine dal '95 fino alla sua chiusura.
Da sempre attivista sul fronte dei sistemi operativi
alternativi, nutre particolare passione per l'informatica, la matematica,
l'elettrotecnica, ma non disdegna argomenti più frivoli quali il
calcio e Formula 1.
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Puoi contattare l'autore scrivendo a:
gghibo@diff.org
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