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Una delle principali sfide nella Information Tecnology attuale è quella dell'integrazione di componenti eterogenei
(applicazioni, Sistemi Operativi, protocolli, formati di memorizzazione dei dati ecc. ecc.)
per la creazione di sistemi più complessi.
Possiamo aggiungere un'altra entità, un po' sui generis, a quelle menzionate sopra: gli esseri
umani, ovvero quelle persone che per loro disgrazia o privilegio, si trovano ad eseguire il
loro lavoro in collaborazione non soltanto con altri esseri umani, ma, per l'appunto, con
sistemi informativi automatizzati.
Dato che l'automazione basata su IT sta prendendo piede praticamente in ogni tipo di attività,
il numero di persone che hanno a che fare con colleghi "artificiali" è in vertiginoso
aumento.
Da questo scenario nascono due esigenze: da una parte, l'esigenza di standard per
l'interoperabilità
tra i componenti del sistema. Standard di ogni tipo, da quelli per le comunicazioni in rete, a
quelli per l'interrogazione delle basi di dati, fino a quelli come HTML o Java AWT per la
interfaccia macchina-utente, sono da tempo oggetto di ricerca e sviluppo a livello produttivo.
L'altra esigenza è emersa chiaramente forse un poco più tardi: quella di entità che
si occupino della supervisione e del controllo dei processi, spesso complessi, eseguiti da tali
sistemi eterogenei. Meglio, fino a poco tempo fa, ogni soluzione di integrazione provvedeva il
suo motore di controllo ad hoc, la cui logica era spesso sparsa tra i vari componenti e
amalgamata alle funzionalità più strettamente produttive dei componenti stessi.
La (relativamente) nuova tecnologia del workflow si propone di separare in modo netto la logica
di controllo dalle altre funzionalità di un sistema (ripeto ancora, eterogeneo), e di fornire
standard e strumenti efficaci tanto per definire questa logica, quanto per controllare a run-time
che i vari componenti del sistema la rispettino, quantomeno nelle interazioni con gli altri
componenti.
Dato che alcuni dei componenti del sistema sono esseri umani, potrebbe venire qualche sospetto,
di retaggio fantascientifico o Orwelliano, riguardo a uomini controllati da computer.
Naturalmente questi pensieri, per quanto fecondi per lunghe discussioni filosofiche, non hanno
nulla a che fare con la realtà della tecnologia del Workflow: i processi vengono definiti da
umani, il motore di controllo dovrebbe aiutare, laddove interviene, i componenti umani
del sistema a svolgere il loro compito in modo più facile e collaborativo con il loro gruppo
di lavoro.
A ulteriore chiarimento, va detto il WF può trovare impieghi più o meno forti a seconda
che i processi che si vuol controllare siano intrinsecamente molto "straightforward" (vedi
processi burocratici in un'azienda) o invece piuttosto liberi (si pensi a un gruppo di scienziati
che collabora, magari da diverse parti del mondo, a un innovativo progetto di ricerca).
Anche se il suo impiego è, come naturale, soprattutto negli scenari forti,
il WF si propone di dare un aiuto, utilizzando modelli diversi, nel maggior numero di situazioni.
Nel prossimo articolo cercherò di addentrarmi un po' di più in questa tecnologia, utilizzando
come riferimento il modello standard della Workflow Management Coalition; tale modello
mi servirà per discutere alcuni degli aspetti più interessanti del WF con riferimento alle
problematiche e soluzioni del mondo reale.
Ulteriori articoli di approfondimento seguiranno poi le linee di maggiore interesse da parte
vostra.
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