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Narrativa

Idiozia brevettabile
di David Harris
traduzione di Pietro Leone

Articolo originale apparso su IDG Net  in data 18 dicembre 2000.
IDG Net che detiene il Copyright su questo articolo, ha gentilmente concesso a diff la pubblicazione della traduzione italiana.


Volatile, sì, questa è la parola più adatta, molto più educata di lunatica e meno negativa di fuori controllo... L'industria del software è, quindi, volatile.

Non ho dubbi che in futuro gli storici guarderanno indietro alla "rivoluzione delle dotcom" e si chiederanno la motivazione che ha portato ad attribuire, in un periodo così critico, un tale potere a persone palesemente inadatte a gestirlo.

In nessun altro settore è stata così palesemente dimostrata la volatilità e l'inadeguatezza dell'idea stessa della brevettabilità di un prodotto come nel campo del software. Non penso di esagerare dicendo che questa possibilità rappresenta attualmente la più grande minaccia singola al processo di innovazione e progresso dell'industria delle applicazioni, ma è anche, probabilmente, la meno compresa e la più potente arma delle grandi corporazioni del mercato moderno dell'informatica.

Superficialmente, un brevetto sembra una cosa logica e giusta, per farla breve è una licenza legale di mantenere un monopolio su una tecnologia che avete inventato senza la paura di avere un concorrente per un certo lasso di tempo. Per la legge GATT, questo periodo è di 19 anni.

Per i brevetti convenzionali, questo sistema probabilmente funziona bene, ma vi sono almeno tre gravi problemi pratici nel caso di quelli informatici:

Problema 1: il tipo di brevetto fornito

Ogni volta che click-ate in un documento, o muovete il cursore sullo schermo, state utilizzando in idea brevettata. Sembra possibile brevettare le cose più assurde od ovvie, per esempio la Microsoft ha recentemente ottenuto un brevetto che copre la spedizione di fatture a più creditori tramite un servizio centralizzato. Di conseguenza, nel caso abbiate iniziato un'attività come gestore delle fatture di un certo numero di organizzazioni, potreste aver violato questo brevetto e sareste a rischio per azioni penali da parte del detentore.

Ovviamente la decisione di stabilire ciò che rende un'idea innovativa è soggettiva, ma l'Ufficio Brevetti europeo ha reso noto di avere rilasciato qualcosa come 13.000 brevetti riguardanti prodotti software negli ultimi due anni (cosa abbastanza interessante visto che i brevetti sui programmi sono ancora teoricamente illegali nella Comunità Europea). Fatico molto a credere che in un così breve periodo di tempo in questo campo possano essere state presentate 13.000 idee realmente innovative e meritevoli di essere brevettate.

Preblema 2: l'inadeguatezza e la vetustità del sistema legale

I brevetti sono degli strumenti legali, e come tali devono esistere sotto gli auspicii del sistema legale nazionale.

Sfortunatamente, i sistemi legali lavorano in un altro continuum spazio-temporale rispetto al mondo reale e ciò porta a curiosi avvenimenti, come il brevetto della Unisys sull'algoritmo di compressione Lempel-Ziv utilizzato dal formato grafico GIF: questo brevetto richiese diversi anni prima di essere rilasciato e quando, infine lo fu, mise in subbuglio l'industria, questo perché nessuno sapeva che la richiesta di brevettabilità era in corso. Questo fenomeno, chiamato "il brevetto sotterraneo (sottomarino?)", può portare alla violazione, anche per diversi anni, del brevetto da parte degli sviluppatori senza che questi abbiano alcuna possibilità rendersene conto e spesso trovandosi retroattivamente colpevoli di tale azione.

Problema 3: effetto dei brevetti sulla determinazione degli standard

Il cardine del commercio in rete è l'esistenza di una connessione sicura, la quale è basata sul protocollo SSL (Secure Socket Layer). Sfortunatamente fino a pochissimo tempo fa, SSL utilizzava un algoritmo di cifratura brevettato, brevetto fatto valere in modo aggressivo da un'azienda statunitense. Ciò ha reso l'utilizzo del protocollo SSL al di fuori della portata delle piccole ditte, ma in qualche modo SSL è riuscito a diventare uno "standard riconosciuto". Questo è il sogno di ogni capitalista diventato realtà, la proverbiale pietra filosofale: vedere una tecnologia di cui solo voi avete il controllo esclusivo accettata come standard. Per la comunità è, però, normalmente un disastro.

I brevetti sono un esempio di concetto preindustriale che ha semplicemente fallito nell'adattarsi alle necessità dell'era dell'informatica. L'idea di un brevetto per il software che abbia una durata di 19 anni è ridicolo in un'industria dove un anno è un tempo lunghissimo, egualmente, il fatto che ci possano volere anni per ottenerlo e che questo possa essere dato per idee strane e spesso stravaganti, mette in evidenza quanto il concetto di brevetto per i software sia al di fuori del mondo reale.

Le grandi corporazioni hanno ormai compreso che possono sfruttare questa dicotomia fra la legge e la realtà e stanno facendo a gara per accapararsi il maggior numero di brevetti nel minor tempo possibile in modo da poter richiedere dei diritti d'autore molto onerosi. Alcune ditte, come per esempio la Rambus, sembrano esistere soltanto per fagocitare brevetti in modo da poter esigere denaro da un mercato sempre più esteso. L'effetto complessivo nel tempo sarà quello di rendere pressoché impossibile l'innovazione poiché diverrà difficilissimo sviluppare nuovi prodotti senza infrangere oscuri brevetti durante il processo, in alternativa si dovrà pagare un'enormità per ottenere il diritto di usare le tecnologie brevettate di cui si necessita.

Vi è un crescente movimento internazionale che considera l'idea dei brevetti sul software come obsoleta, che ritiene che sia oramai ora di valutare nuovamente la situazione e ricominciare da capo. Sfortuntamente sino a quando il processo sarà sotto il controllo di interessi di parte come quelli degli avvocati e delle corporazioni saremo costretti a subire un'industria irrimediabilmente fuori controllo, ops, scusate, volevo dire volatile.

OPENSOURCE
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Pietro Leone
Studente di Scienze Naturali all'Universita degli Studi di Torino.
Appassionato di informatica, utente Amiga, Linux e programmatore dilettante in C.
Altri hobby: storia militare, strategia e Giochi di Ruolo.

Puoi contattare l'autore scrivendo a:
leone@diff.org


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