X-Window deve morire! di Monty Manley traduzione di Pietro Leone
Prefazione a cura di diff
Il seguente articolo è stato pubblicato in lingua inglese su OS Opinion ed abbiamo ritenuto opportuno tradurlo per fornire un altro punto di vista del mondo Linux e Unix.
Unix e Linux, se usati come personal computer, hanno alcuni difetti macroscopici (ad esempio l'eccesso di librerie esistenti, molte delle quali contengono funzioni simili se non eguali), in parte questi stessi difetti sono la forza di questi sistemi se utilizzati come workstation in un network e/o come server.
X Window è uno di questi, molte funzionalità presenti in X Window raramente sono utilizzate da un utente normale di Linux: in parte perché non le conosce, in parte perché non ne ha la necessità.
X Window è composto da due parti: l'X server ed l'X client.
Il primo permette all'utente di visualizzare le applicazioni, di gestire l'input da tastiera, mouse ed altre periferiche.
Il secondo esegue le applicazioni, redirezionando i flussi di input/output dell'interfaccia utente verso il server scelto (specificato nella variabile $DISPLAY della shell).
Il server ed il client possono funzionare entrambi sulla stessa macchina, ma possono anche funzionare su macchine diverse, con CPU e sistemi operativi eterogenei (una PowerPC l'altra x86, una K7 e Linux l'altra 68000 con NetBSD, così come possono essere entrambi con lo stesso tipo di CPU e lo stesso OS) connesse via rete locale o Internet; può esservi una sola macchina client (per la quale ripeto sono compilate le applicazioni) e diverse macchine dotate di server X dalle quali gli utenti utilizzano le applicazioni.
Detto questo nelle pagine successive troverai l'articolo vero e proprio che, in modo forse provocatorio, contiene diversi interessanti spunti di discussione.
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