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Narrativa

Mi scusi lo SCSI (signorina!)
di Andrea Vallinotto

:SCSI: /n./ [Small Computer System Interface]
[...] Typically annotated in literature with `sexy' (/sek'see/), `sissy' (/sis'ee/), and `scuzzy' (/skuh'zee/) as pronunciation guides -- the last being the overwhelmingly predominant form, much to the dismay of the designers and their marketing people.
One can usually assume that a person who pronounces it /S-C-S-I/ is clueless.

The Hacker dictionary.


Lo standard SCSI negli ultimi tempi ha avuto una certa diffusione ed ha valicato i consueti confini dei sistemi Amiga e Macintosh per approdare anche alle architetture Intel-compatibili.
La maggior diffusione (ed evoluzione) recente ha peraltro lasciato oscuri molti aspetti di questo versatile standard, lasciando spesso gli utenti in balia del marketing che usa termini quali Wide, Narrow, Fast, Ultra, Riselezione come se fossero un gergo oscuro dietro al quale si nascondono chissà quali misteri.
Vediamo di fare un po' di chiarezza...

Quest'articolo si divide in due parti:

  • la prima è un'illustrazione dello SCSI nel suo complesso, tra particolarità e qualche consiglio su come risolvere i problemi più comuni;
  • la seconda, invece, dimostrerà come in pratica si può programmare ad alto livello lo SCSI. Gli esempi sono in C e fanno riferimento alle chiamate di I/O di AmigaOS, ma adattarli ad un altro sistema operativo (quale Linux) non dovrebbe essere un problema.


Parte prima,
ovvero: "lo standard dai cinquanta volti".

Che cos'è lo SCSI ?
Uno standard, d'accordo, ma riguardante che cosa?
Forse la risposta che potrebbe dare un utente qualunque sarebbe: "un modo di connettere certi hard-disk al computer". Dare questa definizione per lo SCSI sarebbe come considerare una casa un luogo nel quale ritrovarsi con gli amici: non è sbagliato, ma è solo uno dei tanti aspetti.
Lo SCSI è uno standard che definisce un BUS.
Un BUS è fondamentalmente un insieme di regole e definizioni (dette protocolli) che permettono la comunicazione tra più componenti di un computer, o in generale di un insieme di circuiti elettronici.
Gli esempi si sprecano: su Amiga esiste Zorro II-III (ed anche il CPU local bus dei 3000 e 4000), nelle architetture Intel esisteva l'ISA, poi è stato il momento del VESA, quindi è arrivato il PCI ed ora esiste l'AGP.
Ovviamente i progettisti di questi standard hanno diretto lo sviluppo verso certe esigenze ed è così che certi BUS magari sono in grado di essere impiegati per certi scopi e non per altri.
Lo SCSI nasce in effetti come un BUS per far dialogare una componente centrale (detto Host-adapter ed a volte controller) con delle unità di memoria secondaria, cioè gli hard-disk. È però uno standard molto flessibile, con molte possibilità inutilizzate: la progettazione è stata estremamente aperta. Con l'avvento della seconda revisione dello standard (SCSI 2, documento di riferimento ANSI X3.131 - 1994) vengono supportati un totale di 10 tipi di periferiche: oltre agli hard-disk, unità di backup su nastro (gli streamer), CD-ROM, stampanti, scanner, WORM, memorie ottiche ecc.
Lo SCSI 2 è attualmente lo standard a cui fanno riferimento la maggior parte dei prodotti SCSI oggi sul mercato; l'industria delle periferiche è però in continua evoluzione e per stare dietro alle continue novità (come i CD-R/RW , DVD-ROM e RAM) i protocolli che compongono lo standard sono in continuo cambiamento. Anzi: in continuo ritardo.
Questo perché lo standard viene modificato e allargato ogni qualvolta se ne sente la necessità: ciò accade quando ormai i prodotti sono sul mercato, perché le industrie non stanno ad aspettare che i vari comitati di standardizzazione si mettano d'accordo. Questo porta talvolta ad una babele di prodotti della stessa classe ma incompatibili a livello software fra di loro; un esempio tipico sono i masterizzatori (CD-R/RW): esistono almeno 8 differenti ed incompatibili standard di comandi per differenti marche di masterizzatori, per fare tutti le stesse cose. Col tempo si è arrivati ad uno standard comune, denominato inizialmente MMC (Multi Media Commands) ed ora incorporato nello SCSI 3. Tutti i masterizzatori prodotti dopo questa standardizzazione sono intercambiabili a livello software tra di loro; per quelli 'obsoleti' è compito dei vari software di gestione adattarsi di volta in volta.


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AMIGA


Andrea Vallinotto
Studente di Informatica all'Universtità degli Studi di Torino.
Utente e sviluppatore Amiga, programma, quando ha tempo, in C e ARexx.
Collabora come free-lance (senza sapere dove poi atterra) alla rivista francese AmigaNews.
Altri hobby: subacquea e viaggi.

Puoi contattare l'autore scrivendo a:
avallino@diff.org


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    Indice dell'articolo:

  1. Introduzione
  2. Parte prima: ovvero lo standard dai 50 volti.

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